19 dicembre 2009

Aiki-storie











Nasciamo e siamo rose già recise.
Pagine bianche di un libro ignoto. "Guerra e Pace"? "Novecento"? "Achille Piéveloce"?
Nessuno può dirlo.
Alcune pagine le scriviamo noi, altre c'erano già, scritte da altre mani. Le incrociamo nella nostra storia, a volte sul più bello o invece quando la forza non bastava più per sollevar la penna.

Le persone presenti sul tatami ieri con lo spirito o il corpo, hanno delle pagine in comune.
Hanno titoli buffi come avventure di supereroi, questi capitoli di vite scelte insieme: aiki-cene, aiki-camping... un po' come la bat-mobile, la bat-caverna, è forse perchè è un po' così che ci sentiamo, persone che cercano un po' di rituale, di eccezione, in un mondo di regole, illuministiche e spesso ciniche. Un po' di etica del passato da vivere nel presente.

L'aikicena è un momento informale, ma che mantiene comunque le sue tradizioni. Tutti contribuiscono portando qualcosa da mangiare, o da bere, che viene offerto alla comunità che partecipa, ma quest'anno si è arricchita di qualcosa di più profondo, di corale: la solidarietà.
Non serve aggiungere o spiegare, ci impoverirebbe invece di arricchire. Tanto anche questo era già scritto tra le righe di quelle pagine in comune.

Ancora una volta il tatami diventa un luogo di apprendimento che trascende la pratica marziale. Ancora una volta le mani tese si stringono e diventano sorelle e scrivono insieme delle storie.

L'augurio per il prossimo anno è che sempre di più siano le mani disposte a chiudersi intorno ai polsi in ikkyo, nikyo e sankyo perchè questo è il loro destino nella tecnica, e altrettante siano disponibili ad accarezzare, abbracciare, porgere perchè è ciò che è richiesto a coloro che perseguono un Do.