Ho accettato questo lavoro soprattutto perchè per andarci prendo la metropolitana.
Può sembrare stupida come motivazione ma, io ADORO prendere la metro, la nostra metro.
Oh niente a che vedere con gli splendori di Mosca o di San Pietroburgo, ottanta metri sottoterra e stazioni che sembrano saloni delle feste degli Zar, tanto belle da non poterle nemmeno fotografare. Ci ho provato eh! Ma un abnorme poliziotto mi si è parato davanti e ho dovuto mimare la solita italiana monoglotta per cavarmela senza la multa. Tutt'altra cosa anche il Metrò Parisien, sicuro, con le sue moltitudini umane che la invadono ogni giorno come affluenti nel fiume, e i ragazzini che invece di timbrare il biglietto saltano il tornello (si vede che a loro manca quel "p'tit brun," di cui invece noi siamo provvisti).
A Torino la metro è un mondo nuovo, quasi alieno. Una creatura dello spazio che, caduta per errore sulla città, è stata addomesticata e ora trasporta la gente in due uniche finite direzioni: Collegno - Porta Nuova.
C'è qualcosa di mistico in questo dualismo: dentro e fuori dalla città. Sali a Porta Nuova, sfuggendo al brulichio della gente, alla puzza di smog, e scendi a Fermi, in una periferia brutta ma piena di cielo.
Dal primo gradino di un ingresso qualunque la stazione ti inghiotte. Un secondo e non ricordi più chi sei e qual'è la tua meta. Ogni giorno la stessa routine, gli stessi passi, ma una musica diversa.
Mi immergo e mi chiedo se per caso prima o poi mi ritroverò per qualche misterioso fenomeno a scendere a Montmartre, a Camden Town o in un'altra galassia, chissà.
Buffo, ma tutti i "metropolitans" sembrano condividere la stessa speranza, quella di uscire fuori e trovare un mondo diverso, magari migliore.
Può sembrare stupida come motivazione ma, io ADORO prendere la metro, la nostra metro.
Oh niente a che vedere con gli splendori di Mosca o di San Pietroburgo, ottanta metri sottoterra e stazioni che sembrano saloni delle feste degli Zar, tanto belle da non poterle nemmeno fotografare. Ci ho provato eh! Ma un abnorme poliziotto mi si è parato davanti e ho dovuto mimare la solita italiana monoglotta per cavarmela senza la multa. Tutt'altra cosa anche il Metrò Parisien, sicuro, con le sue moltitudini umane che la invadono ogni giorno come affluenti nel fiume, e i ragazzini che invece di timbrare il biglietto saltano il tornello (si vede che a loro manca quel "p'tit brun," di cui invece noi siamo provvisti).
A Torino la metro è un mondo nuovo, quasi alieno. Una creatura dello spazio che, caduta per errore sulla città, è stata addomesticata e ora trasporta la gente in due uniche finite direzioni: Collegno - Porta Nuova.
C'è qualcosa di mistico in questo dualismo: dentro e fuori dalla città. Sali a Porta Nuova, sfuggendo al brulichio della gente, alla puzza di smog, e scendi a Fermi, in una periferia brutta ma piena di cielo.
Dal primo gradino di un ingresso qualunque la stazione ti inghiotte. Un secondo e non ricordi più chi sei e qual'è la tua meta. Ogni giorno la stessa routine, gli stessi passi, ma una musica diversa.
Mi immergo e mi chiedo se per caso prima o poi mi ritroverò per qualche misterioso fenomeno a scendere a Montmartre, a Camden Town o in un'altra galassia, chissà.
Buffo, ma tutti i "metropolitans" sembrano condividere la stessa speranza, quella di uscire fuori e trovare un mondo diverso, magari migliore.