14 febbraio 2010

13 Febbraio

Ieri ho spento sessantotto candeline immaginarie e bevuto cento lacrime reali.

Ho masticato sabbia e sale, su quella scogliera, pochi giorni fa. Il vento mi sbatteva di continuo in faccia la mia solitudine.
Non ho portato fiori, la salsedine li brucia in poche ore. Le mie piantine però sono ancora lì, figlie della terra, si tengono abbarbicate e sfidano il Maestrale.
Tra un paio di mesi porterò in dono un bouquet di tulipani e spighe, lo lascerò là in segno di sfida al vento, al mare.
Le porte del pesante cancello in ferro sono sempre aperte, per chi può uscire.
Posso trovare volti familiari di più di un secolo fa, e sapere che un po' di ciascuna di queste persone vive dentro di me, mi fa sentire piccola, appena un frammento, nel tutto vivente.

Un giorno anche io sarò di nuovo atomi e ioni, ma forse il giorno dopo sarò di nuovo cellula, chissà...