10 ottobre 2009

Il Sesso e la Città... della Mole!

Eh sì, io non sono Carrie Bradshaw, e d'altronde noi non siamo a Manhattan, eppure di sesso se ne parla un po' dappertutto, perlomeno nei paesi in cui si può, e a ben pensarci mi viene da chiedermi in quanti posti ciò sia ancora impensabile, una di quelle eventualità in cui è più "difficile a dirsi che a farsi".
E così un gruppo di amici si ritrova spesso a parlare di argomenti che sembravano tabù fino a non molto tempo fa. E tra una sfogliata al catalogo dell'ikea, una forchettata, o meglio "bacchettata" di spaghetti di riso, e mezzo pisolino sul divano, ci si trova ad affrontare temi curiosi come la libertà sessuale, ciò che è "normale" e ciò che non lo è, cosa "sta bene" e cosa no. Naturalmente ciascuno ha le sue domande, e le sue risposte, e davvero poche combaciano, ma è piacevole l'effetto corale. Nessuno tenta di convincere l'altro, ci si ascolta, ci si confronta e ci si scherza anche un po' su, che in fondo il soggetto della conversazione davvero si presta bene!
Nella mia mente però ogni concetto si fonde con l'altro e finisco come sempre per cadere nel gioco del "tutto e del nulla", ovvero: se vado in una direzione per così dire unicista, già penso che sia davvero difficile categorizzare le emozione umane tanto sono complesse e articolate.
Dall'altra parte, camminando nella direzione "del nulla" se andiamo a sondare nel dettaglio della sessualità di ogni singolo individuo, davvero non ce n'è una uguale all'altra, allora che senso ha categorizzare?

Un uomo mi confessò una volta di innamorarsi di una donna guardandole le mani, un altro di quel "milionesimo particolare" che le differenziava una dall'altra.
Un'amica, orgogliosissima, si avvicinò per mostrarmi la foto del suo nuovo fidanzato... che lo ritraeva completamente nudo nella vasca da bagno!

C'è chi ama quelli del proprio sesso, chi quelli dell'altro, chi solo se stesso.
C'è chi si si veste, chi si sveste e chi si traveste.
C'è chi ci pensa, chi ne parla, chi lo fa.
Chi con amore, chi per rabbia, chi per liberarsi.

C'è chi sostiene che "in amore e in guerra tutto è lecito", ed è forse l'unica opinione che mi sento di contraddire. L'amore e la guerra per me non hanno proprio nulla in comune. E soprattutto in amore non è per nulla tutto lecito, senza regole. Le regole ci sono eccome, solo che non appartengono alla comunità come in una sorta di "prontuario" o regolamento. Non sono comuni, uguali per tutti, valgono all'interno della coppia, e solo per loro.

Tutte le regole, tranne una: il rispetto per l'altro.

5 ottobre 2009

Memorial

Così come una improvvisa separazione ci ha uniti nel dolore, nella compassione, nella consolazione per la perdita di un amico, allo stesso modo ora il suo ricordo ci terrà vicini e compatti, fermi e sorridenti al pensiero di trascorrere una giornata in suo onore.
Sabato 7 novembre tutti, ma proprio tutti, siamo invitati a passare una giornata insieme, a praticare sul tatami, ad ascoltare le parole a volte commosse, a volte divertenti, che saranno dette parlando di Maurizio Mirimin.
Sono invitati gli amici, che pur non essendo mai saliti sul tatami con lui, potranno percepire la sua stessa energia, quella che ci metteva sempre.
E' invitata la famiglia, a condividere questo onore dovuto.
Sono invitati i Maestri, che sapranno come farci sentire protetti, nella nostra natura di esseri umani prima che di aikidoka.
Sono invitati gli alti in grado, perchè con lui hanno condiviso chissà quanti irimi e quanti tenkan, che la vita ha offerto loro.
Ma soprattutto sono invitati i kyu, i giovani, i principianti, quelli che hanno mosso i loro primi passi ieri, perchè abbiano la possibilità di intravvedere qual'è il cammino dell'aikido, di ciò che davvero è impregnato, perchè si sentano parte di questa famiglia che forse hanno deciso di scegliere. Che non pensino che il loro contributo non sia importante, perchè in alcuni momenti un solo sorriso può bastare a fare la differenza. E nessuno di noi sa a chi potrà appartenere quel sorriso.
L'unica cosa che sappiamo è che, come tutto il resto nell'Universo d'altronde, l'aikido presenta oltre al piacere, anche il dovere.
Questo Memoriale non nasce con l'intenzione di imparare, mostrare, stupire, vuole solo essere la celebrazione di un'amicizia, di una lealtà, che supera la barriera che divide questo mondo da un altro. Per compiere il proprio dovere non servirà essere bravi, ma semplicemente... esserci.

3 ottobre 2009

Biker's Life/1

La strada per andare al lavoro mi sembra il prolungamento del letto, al mattino.
Abbraccio il mio compagno e poggio il mento sulla sua spalla, fiduciosa. Mi stringo a lui e nel giubbotto, per cercare di trattenere ancora quel calore che avevo sotto le coperte. Ad occhi aperti sogno ancora un po'.
Il percorso è breve, ma mi aiuta ad apprezzare la giornata, a sorseggiarla a piccoli tratti, con le dita di Morfeo ancora tra i capelli.
Via Cibrario scorre lenta e sonnacchiosa anche lei, ci sono poche auto dopo le nove. Tutti i mattinieri sono già in ufficio/scuola/università.
Piazza Statuto invece è come lo sbarco in Normandia, ogni giorno, a tutte le ore. Gente che strombazza incazzata, altra che taglia la strada incurante. Una guerra civile perimetrale. D'altronde anche la strada mostra evidenti tracce di bombardamenti, dato il suo stato.
La stazione di Porta Susa mi fa pensare sempre ad un cartonato, dietro la facciata potrebbe non esserci nulla. Immagino le centinaia di ignari passeggeri che ne varcano fiduciosi la soglia per poi ricomparire al di là di un binario scarno e triste che non porta più da nessuna parte. La guardo scorrere mentre imbocchiamo l'ennesima inutile rotonda che termina con un... semaforo!
In via Cernaia invece scavano trincee, da una vita. Sono vive e si spostano, qualche volta a trenta metri da Porta Susa, poi a trecento, poi di nuovo a trenta, così riescono sempre a cogliere di sorpresa le impreparate truppe nemiche di automobilisti. Con gli occhi socchiusi sbirci la gente che cammina veloce sotto i portici. Mi riprometto di andare prima o poi a prendere il caffè in quel baruccio, risfogliare le stampe giapponesi in quella libreria, tornare da quel fotografo a farmi stampare le foto in bianco e nero che sogno di appendere in soggiorno. Tutto questo ogni giorno, come in quella puntata di Star Treck, in cui tutto si ripete identico e se ne accorge solo il Capitano Kirk.
Quando finalmente arriviamo in Via Barbaroux tutto suona familiare. All'angolo con Via dei Mercanti, il barista ci accoglie con un cenno della mano al nostro passaggio, e si prepara ad aspettarci con un caffè caldo. Con lui c'è l'erborista, che si fa sempre una sigaretta in compagnia, al mattino. Le donne di via Barbaroux sollevano lentamente le serrande su vetrine meravigliose che parlano di mondi lontani e di giardini nascosti, di poltrone a forma di scarpa con il tacco, Buddha in preghiera, e rose rampicanti.
Parcheggiamo. Scendo dalla moto, mi sfilo il casco e mi stropiccio gli occhi... e dico "Buongiorno!"
La giornata inizia adesso.