3 ottobre 2009

Biker's Life/1

La strada per andare al lavoro mi sembra il prolungamento del letto, al mattino.
Abbraccio il mio compagno e poggio il mento sulla sua spalla, fiduciosa. Mi stringo a lui e nel giubbotto, per cercare di trattenere ancora quel calore che avevo sotto le coperte. Ad occhi aperti sogno ancora un po'.
Il percorso è breve, ma mi aiuta ad apprezzare la giornata, a sorseggiarla a piccoli tratti, con le dita di Morfeo ancora tra i capelli.
Via Cibrario scorre lenta e sonnacchiosa anche lei, ci sono poche auto dopo le nove. Tutti i mattinieri sono già in ufficio/scuola/università.
Piazza Statuto invece è come lo sbarco in Normandia, ogni giorno, a tutte le ore. Gente che strombazza incazzata, altra che taglia la strada incurante. Una guerra civile perimetrale. D'altronde anche la strada mostra evidenti tracce di bombardamenti, dato il suo stato.
La stazione di Porta Susa mi fa pensare sempre ad un cartonato, dietro la facciata potrebbe non esserci nulla. Immagino le centinaia di ignari passeggeri che ne varcano fiduciosi la soglia per poi ricomparire al di là di un binario scarno e triste che non porta più da nessuna parte. La guardo scorrere mentre imbocchiamo l'ennesima inutile rotonda che termina con un... semaforo!
In via Cernaia invece scavano trincee, da una vita. Sono vive e si spostano, qualche volta a trenta metri da Porta Susa, poi a trecento, poi di nuovo a trenta, così riescono sempre a cogliere di sorpresa le impreparate truppe nemiche di automobilisti. Con gli occhi socchiusi sbirci la gente che cammina veloce sotto i portici. Mi riprometto di andare prima o poi a prendere il caffè in quel baruccio, risfogliare le stampe giapponesi in quella libreria, tornare da quel fotografo a farmi stampare le foto in bianco e nero che sogno di appendere in soggiorno. Tutto questo ogni giorno, come in quella puntata di Star Treck, in cui tutto si ripete identico e se ne accorge solo il Capitano Kirk.
Quando finalmente arriviamo in Via Barbaroux tutto suona familiare. All'angolo con Via dei Mercanti, il barista ci accoglie con un cenno della mano al nostro passaggio, e si prepara ad aspettarci con un caffè caldo. Con lui c'è l'erborista, che si fa sempre una sigaretta in compagnia, al mattino. Le donne di via Barbaroux sollevano lentamente le serrande su vetrine meravigliose che parlano di mondi lontani e di giardini nascosti, di poltrone a forma di scarpa con il tacco, Buddha in preghiera, e rose rampicanti.
Parcheggiamo. Scendo dalla moto, mi sfilo il casco e mi stropiccio gli occhi... e dico "Buongiorno!"
La giornata inizia adesso.

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