11 luglio 2009

Foglie - parole per un addio

Quando un uomo cambia casa, lavoro, città, lascia liberi degli spazi, che potranno essere occupati da altri e fa suoi quelli che un altro, spostandosi, ha lasciato dietro di sé.
Quando un uomo muore, invece, lascia dei vuoti che paiono infiniti ed incolmabili, poichè sono senza accesso, refrattari, impermeabili a qualunque penetrazione.
Quando un uomo muore prematuramente, intorno ai suoi cari si crea una bolla di incredulità così densa da non far passare nemmeno i suoni, le voci.
Un uomo che lascia questa terra prima del tempo ma che ha avuto la fortuna di poter generare un figlio prima del nuovo viaggio, però rimane tra i suoi cari non solo con lo spirito, ma anche nella sua forma terrena. Egli è riuscito a mantenere almeno in parte l'antico adagio giapponese e ha fatto in modo che la sua anima si diffondesse in un nuovo corpo, conquistando così un pezzo di immortalità.
In ogni gesto, espressione del viso, atteggiamento del figlio, gli altri lo rincontrerranno, lo rivedranno, lo riconosceranno. E se questo oggi provoca solo dolore e rimpianto, domani sarà fonte di infinita gioia, orgoglio, tenerezza.
Quando sarà grande, un giorno, guardandosi allo specchio scoprirà di aver già visto quella faccia, e, sollevando un angolo della bocca sorriderà di sè, ritrovandosi anche in una vecchia foto...

Ieri un compagno di aikido ci ha lasciati.
Nessuno indosserà la sua hakama, nessuno stringerà il suo obi, nessuno impugnerà il suo ken.
Ma il suo spirito aleggerà tra noi che lo ricorderemo sempre e vivrà nei suoi cari.
Quella che si crea sul tatami è una famiglia scelta da adulti, voluta ogni volta che lo si calca, sono braccia che si tendono per proteggere, per accogliere, per unire.
Quelle stesse braccia si stringono oggi intorno alla famiglia del nostro compagno, e sono tese, pronte a ricevere qualunque richiesta che possa essere d'aiuto o solo di sollievo.

Domo arygatò, Maurizio, per ogni attimo, ogni tecnica, ogni sorriso, condiviso con noi.




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