9 aprile 2009

Time



Lunedì 30 Marzo 2009. Ore 18:30
Oggi è cambiata l'ora legale, almeno per me. Nel senso che il fenomeno in realtà è avvenuto sabato notte, come sempre, ma io sono riuscita a non accorgermene fino ad un minuto fa, grazie ad una telefonata, e di qualcuno che, all'altro capo del telefono, incredulo mi sta ad ascoltare.

E sì che avrei dovuto accorgermene stamattina mentre mi preparavo ad andare a scuola (non come allieva, per quello l'ora è passata da un pezzo!). Il vecchio orologio da parete segnava le 6:00, tonde tonde, ma io ero certa che fossero le sette. Dubbiosa guardo il display sul cellulare: le sette. Ancora non del tutto sicura verifico sulla TV: le sette anche lì.
Guardo con compassione il claudicante segnatempo sul muro, intenerita quasi, e gentilmente faccio scorrere le lancette fino all'ora "esatta".
"Si starà scaricando la batteria" mi dico.
I nuovi elettrodomestici alle mie spalle ammiccano complici.
Fuori il cielo era più chiaro del solito. Da Piazza Bernini una luce rosea e soffusa illuminava Corso Francia, continuavo a guardarla mentre scendevo nel buco della Metro.
Così la giornata è proseguita tra una lezione e l'altra, ignaro il mondo puntuale, del mio essere fuori tempo.
Pochi minuti fa la Rivelazione!
Dall'altro capo del filo mi chiede, con la voce che sorride di me, come ho fatto a vivere le ultime 60 ore, senza accorgermene.
Ci penso su un attimo anche io.
Poi la risposta arriva, banale: le macchine hanno fatto tutto per me.
E mi sento come l'androide che sogna pecore meccaniche.
Da allora mi chiedo se tra un po' alle macchine sarà concesso di gestire anche le nostre coscienze, il nostro libero arbitrio di... arrivare in ritardo!
Forse succederà, forse è solo una questione di... tempo.

1 commento:

  1. Non succederà mai; il nostro orologio biologico fa parte dei nostri istinti, dei legami che manteniamo, chi più chi meno, con il mondo circostante. Sono sicuro, però, che molti sarebbero disposti a delegare le proprie scelte a qualche macchinario senziente, permettendogli di indirizzarlo sulla via più logica, sulla strada giusta.

    Tempo addietro ti dissi che non sapevo se scegliere la via del cuore o della ragione; in una situazione simile sarebbe stato assai comodo avere a disposizione qualche strumento che potesse dispensarmi da tale dubbio. Però avrei perso qualcosa: il gusto che si assapora con le conseguenze della propria decisione, sia esso dolce o amaro.
    Le macchine non possono assaporarne il gusto, possono solamente calcolarne un'equazione, sterile, scritta con precisa calligrafia, nero su bianco.

    Ho sempre trovato la matematica ostica e decisamente poco affascinante.

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