23 aprile 2010

Black & White



Ancora una volta gli opposti.
Ancora una volta accostati.

Noi hakame, il bianco nel cuore, il nero nelle anche.

Sono passati quasi due anni dal mio primo Dan, e solo adesso sento i pensieri comporsi in file più o meno ordinate. Molte cose sono cambiate nella mia pratica, da allora, quasi tutte. Modificazioni impercettibili, come quelle della vecchiaia. Di una ruga non ti accorgi mica, fino a quando non la vedi già perfettamente delineata sul tuo viso. Allo stesso modo oggi mi sento diversa, ma non so dire nulla dei piccoli sommovimenti che mi hanno portato a questa sensazione.
Nella mia pratica il bianco ed il nero si scambiano di continuo, si fondono, si spostano, alle volte prevale il primo, altre il secondo, talvolta si scontrano lasciandomi sorpresa.
C'è un piccolo "spirto guerrier", forse troppo spesso domato, che ogni tanto prende il sopravvento, e che mi fa desiderare di portare la tecnica fino allla fine, che io sia uke o tori non importa, di spingerla per tararne il limite, che mi fa dimenticare i dolori e la paura. Che talvolta mi rende egoista e desiderosa di imparare ad ogni costo, dimenticandomi degli altri.
Ma poi c'è il bianco, che mi fa pensare all'importanza di indossare una cintura nera, al debito nei confronti dei Senpai che ti hanno accompagnato nel cammino, al credito nei confronti dei Kohai, che si aspettano che qualcuno per loro faccia lo stesso.
Passano gli anni, ogni passo è una conquista, ogni nuovo colore da indossare significa solo che non siamo fermi, che non abbiamo smesso di lottare. Dopo la "nera" però non ci sono più colori da conquistare e allora ti viene la paura di non sentirti più così esigente, stimolato, e invece, proprio nel momento in cui inizi a rilassarti e a calcare il tatami per il puro piacere di praticare aikido, ecco accendersi una piccola lucina, e tutto intorno assume altri colori, contorni, sfumature...

... e niente intorno a te è solo più bianco e nero...

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